«Per combattere gli sprechi mangio solo nei (dai) cassonetti» "È QUASI OBBLIGATORIO LEGGERE QUESTA LEZIONE DI VITA"


Una confezione di funghi, mezzo chilo di salsicce, lasagne pronte, pane in cassetta, yogurt alla fragola, pesche nettarine, banane bio del commercio equo, un mango e una mousse al cioccolato. La lista della spesa di Tristram Stuart è ricca, ben bilanciata, a costo zero ed è stata reperita tutta in un cassonetto. È così che si è nutrito per anni il giovane ricercatore inglese, laurea a Cambridge e un libro appena uscito in Italia (con dedica alla memoria di Gudrun) che racconta tutto sulle dilapidazioni alimentari del nostro mondo.«Il mio interesse per gli sprechi di cibo è nato quando avevo 15 anni e decisi di allevare un maiale, anzi una scrofa – ci spiega Tristram –. Si trattava dell'insaziabile Gudrun, appunto, a cui ho dedicato il libro. All’epoca pensai bene di risparmiare isoldi che spendevo per i mangimi per la scrofa, e iniziai a nutrirla con scarti raccolti alla mensa scolastica o dai negozi del mio paese. Lì ho cominciato a capire quale ben di dio viene buttato ogni giorno».
Ed è così che ci racconta come come questa scoperta l'ha trasformato in un militante del “freeganismo”, cioè il consumo gratuito di cibo scartato. «Il pane biologico scartato che davo ai maiali era migliore delle pagnotte del supermercato che io e mio padre mangiavamo a casa. C’era un tipo di pane particolarmente fragrante,al pomodoro, con cui di tanto in tanto riempivo il trogolo dei maiali. Un mattino, prima di andare a scuola, decisi di provarlo.Mentre i miei maiali sgranocchiavano la colazione, spezzai la sostanziosa pagnotta e assaggiai diversi bocconi di soffice e gradevole pane al gusto di pomodoro». Da quel punto in poi la storia di Tristram incrocia l'attivismo ambientalista con la ricerca condotta per molti anni, e in tutto il mondo, sui colossali sprechi della catena alimentare delle società avanzate perché «mangiare cibo dai cassonetti non è una soluzione, è stata per me una provocazione, una sorta di protesta: una maniera per dimostrare che quel cibo non dovrebbe essere gettato via».
A pochi giorni dalla celebrazione della giornata mondiale dell'alimentazione (16 ottobre)e alla vigilia del vertice Fao di Roma sulla sicurezza alimentare (16novembre), il libro e le parole di Tristram Stuart assumono una rilevanza particolare se accostate al dato di un miliardo e 20milioni di individui che soffrono di denutrizione. Bambini, donne e uomini che il sistema di produzione e distribuzione del cibo che i paesi ricchi hanno costruito, scarta come quelle confezioni di yogurt alla fragola sul retro dei supermercati.
«Gettare cibo commestibile che si sta avvicinando alla scadenza, scartare patate e carote solo perché non hanno la forma adeguata per stare in bella mostra sugli stand di un supermercato, eliminare e mandare in discarica due fette di pane in cassetta, quelle iniziali e quelle finali, solo perché non sono delle dimensioni giuste (una fabbrica inglese visitata da Tristram ne cestina ogni giorno 13mila),non è solo un delitto e un'offesa al buon senso. Vuol dire sottrarre le risorse comuni del mondo, accumulandole, lasciando che vadano sprecate e privandone le persone che ne hanno più bisogno». E nel suo viaggio sulla scia del cibo, Tristram ci porta anche dove gli sprechi non possono esistere come in un quartiere di Dehli o tra gli Uiguri, la minoranza islamica che vive nel nord-ovest della Cina, che considera un tabù il non consumare tutto il cibo a loro disposizione.
La sacrosanta veemenza con cui l'autore di «Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare» (Bruno Mondadori Editore- Pagine 368 - Euro 22) scandisce le sue parole e fa correre la mente di chi lo ascolta al proprio frigorifero e a quello scomparto che non viene aperto da settimane o alla marmellata iniziata e mai finita, ma lui, invece, sceglie la sua visita a Roma per fare incoraggianti complimenti alle tradizioni della Capitale che possono essere un esempio. «Mi ha veramente colpito il fatto che molti ristoranti e trattorie pubblicizzino piatti a base di tagli di carne che intante parti d'Europa vengono scartate. Trippa, coda, lingua di manzo,i piedini di maiale, sono specialità gustose che rappresentano chiaramente come nella nostra tradizione ci siano gli anticorpi allospreco. Purtroppo sono usanze in declino e siamo tutti sempre più schiavi della legge della fettina...».
---
Sprechi
Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare
Tristram Stuart
Bruno Mondadori Editore
Pagine 368 Euro 22,00
Prezzi dei generi alimentari in costante aumento, tonnellate di cibo prodotto o importato nel Nord America e in Europa e poi inutilizzato, un miliardo di persone affamate: il mondo ha un problema. Secondo un’ottica globale, muovendosi dall’Italia alla Cina, dal Pakistan all’Inghilterra, e intervistando allevatori di maiali e capitani d’industria, coltivatori di patate e privati cittadini capaci di soluzioni innovative, questo libro disegna l’atlante inedito di un mondo povero e sprecone, dove però accanto all’irrazionalità consumistica si affacciano proposte, idee concrete e possibili vie d’uscita.
Ed è così che ci racconta come come questa scoperta l'ha trasformato in un militante del “freeganismo”, cioè il consumo gratuito di cibo scartato. «Il pane biologico scartato che davo ai maiali era migliore delle pagnotte del supermercato che io e mio padre mangiavamo a casa. C’era un tipo di pane particolarmente fragrante,al pomodoro, con cui di tanto in tanto riempivo il trogolo dei maiali. Un mattino, prima di andare a scuola, decisi di provarlo.Mentre i miei maiali sgranocchiavano la colazione, spezzai la sostanziosa pagnotta e assaggiai diversi bocconi di soffice e gradevole pane al gusto di pomodoro». Da quel punto in poi la storia di Tristram incrocia l'attivismo ambientalista con la ricerca condotta per molti anni, e in tutto il mondo, sui colossali sprechi della catena alimentare delle società avanzate perché «mangiare cibo dai cassonetti non è una soluzione, è stata per me una provocazione, una sorta di protesta: una maniera per dimostrare che quel cibo non dovrebbe essere gettato via».
A pochi giorni dalla celebrazione della giornata mondiale dell'alimentazione (16 ottobre)e alla vigilia del vertice Fao di Roma sulla sicurezza alimentare (16novembre), il libro e le parole di Tristram Stuart assumono una rilevanza particolare se accostate al dato di un miliardo e 20milioni di individui che soffrono di denutrizione. Bambini, donne e uomini che il sistema di produzione e distribuzione del cibo che i paesi ricchi hanno costruito, scarta come quelle confezioni di yogurt alla fragola sul retro dei supermercati.
«Gettare cibo commestibile che si sta avvicinando alla scadenza, scartare patate e carote solo perché non hanno la forma adeguata per stare in bella mostra sugli stand di un supermercato, eliminare e mandare in discarica due fette di pane in cassetta, quelle iniziali e quelle finali, solo perché non sono delle dimensioni giuste (una fabbrica inglese visitata da Tristram ne cestina ogni giorno 13mila),non è solo un delitto e un'offesa al buon senso. Vuol dire sottrarre le risorse comuni del mondo, accumulandole, lasciando che vadano sprecate e privandone le persone che ne hanno più bisogno». E nel suo viaggio sulla scia del cibo, Tristram ci porta anche dove gli sprechi non possono esistere come in un quartiere di Dehli o tra gli Uiguri, la minoranza islamica che vive nel nord-ovest della Cina, che considera un tabù il non consumare tutto il cibo a loro disposizione.
La sacrosanta veemenza con cui l'autore di «Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare» (Bruno Mondadori Editore- Pagine 368 - Euro 22) scandisce le sue parole e fa correre la mente di chi lo ascolta al proprio frigorifero e a quello scomparto che non viene aperto da settimane o alla marmellata iniziata e mai finita, ma lui, invece, sceglie la sua visita a Roma per fare incoraggianti complimenti alle tradizioni della Capitale che possono essere un esempio. «Mi ha veramente colpito il fatto che molti ristoranti e trattorie pubblicizzino piatti a base di tagli di carne che intante parti d'Europa vengono scartate. Trippa, coda, lingua di manzo,i piedini di maiale, sono specialità gustose che rappresentano chiaramente come nella nostra tradizione ci siano gli anticorpi allospreco. Purtroppo sono usanze in declino e siamo tutti sempre più schiavi della legge della fettina...».
---
Sprechi
Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare
Tristram Stuart
Bruno Mondadori Editore
Pagine 368 Euro 22,00
Prezzi dei generi alimentari in costante aumento, tonnellate di cibo prodotto o importato nel Nord America e in Europa e poi inutilizzato, un miliardo di persone affamate: il mondo ha un problema. Secondo un’ottica globale, muovendosi dall’Italia alla Cina, dal Pakistan all’Inghilterra, e intervistando allevatori di maiali e capitani d’industria, coltivatori di patate e privati cittadini capaci di soluzioni innovative, questo libro disegna l’atlante inedito di un mondo povero e sprecone, dove però accanto all’irrazionalità consumistica si affacciano proposte, idee concrete e possibili vie d’uscita.
06 novembre 2009 (L'Unità)
==========================================================================
Dà da pensare, da riflettere e... da imitare........
Masaghepensu
(Ma se ci penso)

Nessun commento:
Posta un commento
Benvenuti..