domenica 21 marzo 2010

L’appello di il Misfatto

 C’erano tutti. I torpedoni già dalle antelucanissime ore di ieri avevano cominciato a riversare nella Capitale popoli e razze da ogni dove. L’italica patria aveva ancora una volta risposto all’inclito richiamo proclamando “presente!” Poi, nel pomeriggio, sul far della sera, l’apogeo: l’intera falange umana, la solida base del Pdl o della Pdl, nella discutibile ed eversiva pronuncia transgender, espugnava Piazza San Giovanni e la annetteva a furor di popolo. O giubilo, ora l’onta era lavata. Piazza San Giovanni, il sedizioso asilo di adunate bolsceviche tornava agli antichi splendori. Roma rivendicava ancora una volta la sua appartenenza all’Impero. L’Italia era salva.   Sul palco, un uomo solo ad infiammare la folla. “Volete voi un prospero avvenire?” “Sììììì!”. “Volete voi un rigoglioso domani?” “Sìììì!” L’ecumene non tradiva incertezze, il momento era solenne. Il Popolo dell’Amore sanciva orgoglioso un limite alla dilagante supremazia del Popolo dell’Odio. A suggello di cotanto encomiabile e giovanile vigore, il fido alleato nordico guadagnava il palco e rinsaldava l’alleanza con Roma. Si consumava un trionfo destinato a far parlare di sé per generazioni e generazioni. Il sedicesimo anno del secondo Impero era compiuto. L’italica patria era Nanizzata!   (Il Fatto)
 
 

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Masaghepensu (Ma se ci penso)

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Non più giovane ma non (ancora)decrepito, sono soddisfatto della mia Vita e non domando altro

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