martedì 1 dicembre 2009

“LO SDOGANATORE DI DITTATORI” Prima Gheddafi, ora Lukashenko: Berlusconi e la ragion di business....

di Giampiero Calapà
  Dopo Putin e Gheddafi, la politica estera italiana approda anche in Bielorussia. Fatta salva la ragion di Stato, pare che il premier Silvio Berlusconi abbia una certa facilità all’amicizia con i tiranni. Per l’ex ministro al Commercio internazionale, la senatrice radicale Emma Bonino, questo governo è impegnato nello “sdoganamento dei dittatori” con “misteriosi viaggi all’estero”. Tanto che il sottosegretario Paolo Bonaiuti attacca: “La Bonino si consoli, non c’entra nulla Agatha Christie. Si parla dei principali temi dell’agenda mondiale”.    Appunto. Senatrice Bonino, che messaggio arriva alle segreterie di Stato delle altre    nazioni del Patto atlantico?      Magari fossimo ancora allo stadio dei “messaggi”, perché lo sdoganamento di dittatori da parte di Berlusconi è ormai universalmente noto. Tant’è che Lukashenko stesso ha detto di non credere che “Silvio mi chiederà garanzie democratiche”: lo conosce bene evidentemente. E il governo italiano è stato particolarmente attivo a Bruxelles nel chiedere di eliminare le sanzioni   contro la Bielorussia. La nostra politica estera, se così vogliamo chiamarla, è soprattutto totalmente opaca e non rende conto a nessuno qui in Italia. Peccato che il nostro più grande partito d’opposizione non sembra preoccuparsene più di tanto”.    Se lei fosse il ministro degli Esteri, in visita in Bielorussia cosa chiederebbe a Lukashenko?    No guardi, una visita bilaterale non sarebbe neppure ipotizzabile. Semmai si potrebbe immaginare qualche iniziativa solo in un contesto concordato e condiviso a livello multilaterale o europeo.      Da un dittatore all’altro. Gheddafi viene spesso e volentieri a Roma. L’Italia, compresa la sinistra dei D'Alema, stringe con lui patti sulla sorte dei migranti. La Libia è un partner credibile e serio per governare insieme una questione così delicata?    I Radicali sono stati tra i pochi in Parlamento a opporsi a questo accordo grottesco. Non mi pare che Gheddafi abbia alcuna intenzione di occuparsi del fenomeno dell’immigrazione, se non nel peggior modo possibile, modo di cui ci giungono solo gli   echi perché l’Onu non può operare in Libia. L’unico risultato concreto di questa politica è che Gheddafi ormai a Roma è di casa, con tanto di sceneggiate con le hostess a pagamento. Grazie anche a D’Alema, non c’è dubbio.    Come giudica l’attuale inquilino della Farnesina, Franco Frattini?    Non è una questione di persone: esprimo giudizi politici su aspetti importanti della politica estera. Su altri aspetti, per esempio nella campagna internazionale contro le mutilazioni genitali   femminili, il livello di cooperazione è intenso e positivo. E, con buona pace di Paolo Bonaiuti, conoscere e discutere i capisaldi di una politica non dovrebbe esser ritenuto reato di lesa maestà.    La Svizzera ha deciso: niente minareti. E la Lega lancia la proposta di mettere la croce nel tricolore. Mandiamo i leghisti in Svizzera o costruiamo qualche moschea in più?    Se non ricordo male Bossi del tricolore voleva fare ben altri usi. Purtroppo la Lega non riesce mai a dare risposte equilibrate, neppure se si tratta di una decisione che riguarda gli svizzeri.   Anche stavolta cavalca le paure per ottenere facili consensi. I minareti sono parte integrante delle moschee, sarebbe come costruire una chiesa senza campanile. Se la proliferazione delle moschee è per loro fonte di preoccupazione allora dovrebbero preferire di gran lunga che ciò avvenga alla luce del sole. Ma consentire la libertà religiosa per poi vietarne i segni esteriori è perlomeno ipocrita. (Il Fatto Quotidiano)  
  Alexandr Lukashenko, 56 anni (FOTO ANSA)

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