Quei fogli “politici” mai arrivati in edicola...

Di Stefano Feltri

28 ottobre 2009

Duecento milioni 776mila euro. La salute della finanza pubblica italiana non dipende certo dai finanziamenti statali ai giornali, però si tratta pur sempre di un quinto di miliardo. Chi avrà la pazienza di leggere le tabelle che pubblichiamo oggi (le ha rese note il governo e Radio Radicale le ha rilanciate nella sua campagna per ottenere il rinnovo della convenzione con il ministero dello Sciluppo economico) scoprirà testate introvabili da tempo in edicola che continuano a incassare milioni di euro e quotidiani locali che se ne accaparrano centinaia di migliaia. Perfino giornali diffusi all'estero e pubblicazioni specializzate in cavalli e scommesse o storici quotidiani che tutti pensavano scomparsi con la prima Repubblica riescono ad avere oltre due milioni e mezzo (ciascuno) di soldi dei contribuenti.

È solo uno dei mille rivoli in cui finisce quella spesa pubblica che adesso, rotta la diga del rigore contabile (qualcuno dice immobilismo) del ministro Tremonti, dovrebbe essere rilanciata cambiando la Finanziaria. Però è una buona sintesi di problemi più generali: i giornali sovvenzionati competono con quelli che vivono di sole vendite in un mercato dopato che premia, come di frequente nel capitalismo di relazione italiano, gli appoggi politici e non l'efficienza imprenditoriale, la capacità di costruire rapporti e non quella di trovare lettori paganti. Non è solo una questione di libertà (e qualità) dell’informazione, ma anche di soldi: quanti altri esempi ci sono come questo tra le pieghe del bilancio?

Duecento milioni 776mila euro non risolvono tutto, ma visto che il denaro è fungibile, basterebbero per sbloccare i progetti di ricerca che, come ha raccontato “Il Fatto”, invecchiano aspettando finanziamenti ministeriali, per stabilizzare i precari nella scuola, o – non sia mai – per ridurre quel debito pubblico il cui costo, notizia di ieri, sta ricominciando a salire e che diventerà sempre più difficile da gestire nella crisi. Ma i governi, non solo questo, preferiscono le spese discrezionali, che danno potere di ricatto costante a chi tiene i cordoni della borsa. E quando si tratta di giornali da cui dipendono la conoscenza e le opinioni necessarie per deliberare (Luigi Einaudi) il danno è maggiore.

da Il Fatto Quotidiano n°31 del 28 ottobre 2009

Link:
Contributi all'editoria (radio, tv, stampa e tv sat, tabelle ufficiali governo)
Il blog di Stefano Feltri
Dal 23 settembre Il Fatto Quotidiano è in edicola
Tu abbonati adesso on line

tags: giornalismo editoria
MicroMega
===================================================================
Se la Guardia di Finanza fosse indipendente, potrebbe andare a cercare chi sono coloro che incassano truffando lo Stato italiano. Sono convinto vi sarebbero grandi sorprese perchè i normali cittadini sono bel lontani da essere Editori. Molto più semplice andar a cercare lo scontrino a chi è uscito dal Bar dopo aver bevuto un caffè a alla vecchietta che esce dal mercato dopo aver terminato di fare la spesa. Ma poichè, noi viviamo in un paese della banane, fatti strani accadranno in continuazione. (ben inteso, per fatti strani non intendo riferimi a un paio di calzini...Ma di che colore erano...???
Masaghepensu
(Ma se ci penso)