Rai. Di uno, di più.
Leo Sansone,
Il punto
"C'è l'accordo. Le nomine alla Rai verranno fatte entro la settimana subito dopo Pasqua". Alla Camera nei capannelli fra i deputati e i giornalisti il tema forte sono i nuovi direttori della Rai. Nelle pause sul voto di fiducia per il decreto legge sugli incentivi all'industria, quasi non si parla d'altro. I candidati sono tanti, "ma l'intesa è praticamente chiusa", assicura un cronista.
L'altra sera Silvio Berlusconi avrebbe trovato "la quadra", come ama dire Umberto Bossi, in un vertice del centrodestra a Palazzo Grazioli, casa sua a Roma. "Se fosse vero, lo troverei orrido, tanto orrido da non credere", ha attaccato Dario Franceschini. Il presidente del Consiglio, ha ricordato il segretario del Pd, è anche il proprietario delle tre tv Mediaset, dirette concorrenti delle tre reti Rai.
Che esista la lottizzazione, alla Rai come in altre aziende pubbliche e private, non è certo un mistero.
Ma che il proprietario di un gruppo privato (cioè il Cavaliere), nella veste di uomo delle istituzioni, decida anche i vertici del gruppo concorrente, è un po' troppo. E' l'esplosione del conflitto d'interessi fra i suoi affari e i suoi compiti di governo. Non solo. Riunendo gli esponenti della maggioranza a casa sua, porrebbe anche un problema estetico, oltre che politico. E' tutto inaccettabile. Chiaro?
Berlusconi non commenta., ma appena un mese fa non aveva nascosto il suo pensiero. "La Rai è l'unica tv di Stato che attacca il governo in carica", aveva lamentato contrariato il presidente del Consiglio. Una tesi strana per diversi motivi. Il Cavaliere dispone di una enorme potenza di fuoco mediatica. L'arrivo di Ferruccio de Bortoli, al posto di Paolo Mieli, alla direzione del Corriere della Sera, è vista positivamente da Berlusconi ed apre le porte alla partita delle nomine alla Rai.
La Bbc, la mitica televisione pubblica britannica, fa informazione senza timidezze. Secondo i vari temi, può attaccare il governo o l'opposizione. Ma il lavoro della Bbc è considerato normale, anzi positivamente. Il Caimano è ossessionato dalla tv e dalla Rai. "In Rai non c'è nessuno che non sia stato raccomandato, compreso il direttore generale; certo non l'hanno scelto con una ricerca di mercato", accusò alla fine del 2007, quando direttore generale era Claudio Cappon, mentre lui era il leader dell'opposizione e il presidente del Consiglio era Romano Prodi.
Strane coincidenze della politica. Mauro Masi, proprio ieri, è stato nominato direttore generale dell'azienda radio-televisiva pubblica al posto di Cappon. Nulla da dire, salvo un particolare. Masi era il segretario generale della presidenza del Consiglio, così il più alto dipendente pubblico di Berlusconi nel governo, è stato messo a dirigere la Rai. Non ci sono certo le premesse di una grande autonomia di lavoro per Masi.
I nomi che girano per dirigere le testate Rai, fanno parte dello stesso libro. Maurizio Belpietro è direttore di Panorama, il settimanale Mondadori, di proprietà del Cavaliere ed è indicato come il prossimo timoniere del Tg1. Clemente Mimun, direttore del Tg5 edito da Mediatet (sempre di proprietà di Berlusconi) potrebbe andare a dirigere una rete tv della Rai (in passato ha già guidato Tg1, Tg2 e Tg Parlamento). Carlo Rossella, presidente di Medusa, la società cinematografica del presidente del Consiglio, si trasferirebbe a Rai Fiction.
Come faccia la Rai, in queste condizioni, a resistere e a battere la concorrenza di Mediaste è un mistero. Comunque per Enrico Mentana, ex direttore del Tg5 e di Matrix, allontanato senza complimenti da Mediaset, non si parla di una ricollocazione in Rai. Si spiega. Mentana, pur avendo al suo attivo la vittoria del Tg5 sul Tg1, forse è un giornalista un po' troppo autonomo.
"Non sono un dittatore!", replica da anni Berlusconi alle accuse di autoritarismo che, di tanto in tanto, emergono dalle opposizioni. Non sarà un dittatore, ma certo è un padrone attento ai suoi interessi. "Rai. Di tutti, di più", sparava uno spot Rai di alcuni anni fa. "Rai. Di uno, di più", rischia di essere lo spot del 2009.

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