Schiaffi e calci, benvenuti nei centri di accoglienza per minori ....
Da "Il Fatto Quotidiano del 18 Novembre 2009
UNA TESTIMONE: ALCUNI POLIZIOTTI PICCHIANO PER DIMOSTRARE IL PROPRIO POTERE
Il minimo che può capitare è uno schiaffone, quando va male sono lividi o commozioni cerebrali. E’ una legge non scritta, ma esiste. Coperta da un assoluto velo di omertà. Tutti sanno, ma nessuno ha il coraggio di parlare”. E invece lei l’ha trovato il coraggio di denunciare al Fatto Quotidiano ciò che accade oltre quei muri. Premessa d’obbligo: quanto stiamo per raccontare è sicuramente estraneo al più generale modus operandi della polizia penitenziaria, che lavora ogni giorno in situazioni difficili e con organici sottostimati. Ma crediamo sia interesse dello stesso corpo fare luce su questi episodi e isolare gli eventuali responsabili. S.C. (le iniziali sono di fantasia) lavora in uno dei centri italiani di prima accoglienza per i minori. Lì finiscono i ragazzi tra i 12 e i 18 anni in attesa di giudizio. L’obiettivo del Cpa, istituito con un decreto legislativo nel 1989, è quello di creare una zona di filtro tra il minore e il carcere. Avvenuto l’arresto o il fermo, l’attesa delle decisioni del giudice sulla libertà personale e sulle eventuali misure cautelari non avviene più in carcere, ma in una zona neutra, appunto il Cpa, che si caratterizza come struttura di tipo carcerario. I minori vengono processati per direttissima dopo 72 ore, è il giudice stesso a recarsi nella struttura. Ai ragazzi viene data la possibilità di vedere i genitori. All’interno ci sono medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali ed educatori. “La maggior parte delle volte hanno compiuto piccoli furti, e in questi casi si tratta spesso di rom e stranieri. Ma ci sono anche molti italiani, che hanno problemi di droga. Quasi tutti loro non hanno alle spalle alcun terreno sociale o culturale. Sono davvero in pochi i ‘figli di papà’, i cui genitori sono completamente all’oscuro dei problemi”. Sono ragazzi complicati, spesso insolenti, che rispondono e provocano. “Quando arrivano, noi li facciamo lavare. Molti sono pieni di pidocchi, ma eviterebbero persino lo shampoo”. La legge mira ad evitare il fenomeno della cosiddetta punizione anticipata e della detenzione preventiva, mostrando attenzione al momento del primo contatto fra il minore e il sistema della giustizia penale. E invece spesso i maltrattamenti cominciano già all’ufficio matricole, dove vengono prese le impronte, fatte le foto, eseguite le perquisizioni. “Quando arrivano da noi, i loro corpi già parlano: lividi, tumefazioni, in alcuni casi addirittura commozioni cerebrali. Alcuni di loro ci raccontano quanto accaduto per mano della polizia penitenziaria. I medici possono prendere appunti. Poi, però, non possiamo fare nulla”. L’impotenza e la totale omertà sono dovute al clima di intimidazione: nessuno si mette contro la legge, anche se la legge – oltre il muro – è quella della violenza. “Io credo che la polizia penitenziaria sia un corpo di pari livello con quello della polizia di Stato, il problema è che si sentono frustrati, non hanno lo stesso riconoscimento dei ‘cugini celerini’. E questo li rende aggressivi. E’ come se avessero in mano il potere su una parte malsana della società che sentono di dover redimere, a prescindere dalle reali ‘colpe’ di questi giovani. Un punto fermo iniziale: io rappresento l’autorità, tu quello che ha sbagliato. E allora fai quello che voglio”. Secondo S., una buona metà delle persone che entrano nel centro, prima o poi uno schiaffone lo prende. “Spesso usano anche le botte in testa, come si fa con i bambini piccoli. Oppure i calci. Comunque, atteggiamenti aggressivi. Non si fermano neanche davanti alle ragazze”. Solo a pensarlo, viene la pelle d’oca. “Noi con gli agenti parliamo, naturalmente, dobbiamo convivere in una realtà difficile come questa. Ma certi argomenti sono assolutamente tabù. Nessuno di noi si è mai azzardato a dire nulla ai responsabili di queste violenze. Tutto accade nel silenzio assoluto. In ogni caso, quello cui assistiamo non è nulla rispetto a quello che accade nelle carceri, dove la violenza è davvero all’ordine del giorno”. ==================================================================
Tipici metodi fascisti che, da un governo come ci ritroviamo, si ci deve aspettare...
Masaghepensu
(Ma se ci penso)

credo che tutto questo che e stato raccontato sia solo una bufala solo per infangare il lavoro della polizia penitenziaria conosco agenti di pol-pen, e le assicuro sono persone fantastiche e di buon umore nn farebbero mai del male a un piccolo ragazzo anche perche' la maggior parte sono genitori .
RispondiEliminaanche io sono stata nei centri di accoglienza anche 24/24 e le dico solo che gli agenti fanno gli educatori no poliziotti tutte cattiverie per infangare il loro nome
RispondiEliminacazzate solo cazzate scrivono i giornali solo x riempire le pagine nn ci credero' mai .w la polizia penitenziaria
RispondiEliminaIN QUESTO PERIODO LA POL.PEN. SEMBRA ESSERE NEL MIRINO DEI MASS MEDIA..MA NESSUNO METTEIN EVIDENZA LE REALI DIFFICOLTà CHE GLI AGENTI SI TROVANO OGNI GIORNO A DOVER AFFRONTARE CON SITUAZIONI DELICATE...POSSO ASSICURARE CHE SVOLGONO AL MEGLIO IL LORO LAVORO DANDO SOSTEGNO AI RAGAZZI DA LORO TENUTI IN CUSTODIA....E NON DIMENTICHIAMO KE SE PUR RAGAZZI CON DIFFICOLTA' HANNO SEMPRE COMMESSO REATI A VOLTE LIEVI MA SPESSO ATROCI!!!!!!!!!!!!!!!
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