venerdì 20 novembre 2009

Rai, digitale rupestre di Loris Mazzetti

  Chi non ricorda quel film di Mario Monicelli, “Il marchese del Grillo”, interpretato da un magistrale Alberto Sordi? Probabilmente chi si sta occupando del digitale terrestre nel Lazio. La pellicola inizia con una lunga panoramica sui tetti di Roma dove si scopre che quei tetti sono coperti da migliaia di antenne tv. Dall’inizio degli anni Ottanta (periodo in cui fu realizzata quella ripresa) a Roma nulla è cambiato, non vi è stata una politica di centralizzazione delle antenne (una per condominio per intenderci), quindi, se quei responsabili avessero visto il film avrebbero intuito che molti impianti, vecchi anzi stravecchi, sarebbero risultati inadeguati ad affrontare il passaggio tecnologico. La comunicazione che il digitale terrestre si sarebbe potuto vedere, aggiungendo   un semplice decoder, senza intervenire sull’impianto, è falsa. Infatti migliaia di famiglie il 16 novembre scorso, quando è avvenuto nel Lazio il passaggio dall’analogico al digitale, sono rimaste al buio. La Rai ha la responsabilità tecnica, cioè la gestione del passaggio alla nuova tecnologia. Dal punto di vista informativo i responsabili dell’azienda pensano di avere la coscienza a posto per aver mandato a tutti gli abbonati una lettera-avviso, invece, la Rai non si è fatta carico, se non attraverso semplici annunci nei telegiornali, di realizzare spot tecnici-informativi da mandare in onda nelle trasmissioni di maggior successo, e negli spazi regionali, cosa che invece hanno fatto molte tv private. Negli altri paesi europei, le tv di Stato hanno, prima di tutto, monitorato il territorio dal punto di vista della trasmissione e   ricezione del segnale. Da noi, basti pensare a quello che è accaduto in Piemonte (lo switch off è del 9 ottobre), a distanza di oltre un mese ci sono ancora migliaia di famiglie, che vivono nelle valli alpine, al posto del segnale ricevono il buio e dovranno attendere ancora alcuni mesi per avere l’immagine, nel frattempo o mettono la parabola per il satellite oppure, per essere informati, accendono la radio. Quando l’esperienza non insegna. In Emilia Romagna il tutto accadrà nel secondo semestre del 2010. In parecchie zone il telegiornale regionale non si vede perché le antenne non sono predisposte per ricevere il segnale della regione di appartenenza e quindi gli utenti vedono il tg della Lombardia, del Veneto o delle Marche. Oggi bisognerebbe intervenire per fare in modo che i condomini abbiano il tempo per modificare l’impianto   , così, quando accadrà lo switch off, ogni famiglia dovrà solo decidere se acquistare un decoder o cambiare la televisione. Ho saputo che un diligente dipendente della Rai, informato del problema, ha prima avvisato la struttura tecnica dell’azienda, poi ha mandato una mail   alla regione Emilia Romagna auspicando un intervento istituzionale. Morale: il bravo dipendente ha ricevuto un lettera dalla Rai dove in sostanza gli si dice di farsi i fatti suoi. In questi giorni sono apparsi servizi ai telegiornali assai contraddittori: quelli della Rai hanno raccontato che a   Roma e nel Lazio tutto è stato regolare, con interviste ad anziani che dicevano che non avevano nessuna difficoltà a sintonizzare la loro tv; La7 e alcune tv private hanno detto esattamente il contrario, le persone anziane denunciavano la scarsa informazione. La realtà è una sola: tutto è partito in ritardo, tutto all’ultimo momento. Cominciando dal ministero dello Sviluppo economico   che solo alcuni giorni prima dello switch off ha ultimato le procedure di assegnazione “dei diritti d’uso temporaneo delle frequenze”, informando sui tempi tecnici le emittenti stesse a ridosso del passaggio da analogico a digitale. Le regioni hanno il compito istituzionale di predisporre politiche a sostegno delle famiglie. Nel Lazio è ancora in distribuzione il manuale con le istruzioni per le procedure di sincronizzazione del segnale, nonostante il passaggio sia avvenuto alcuni giorni fa. Per dimostrare che l’esperienza non serve, un esempio positivo c’è, riguarda il Trentino Alto Adige che ha distribuito agli utenti alcuni mesi prima dello switch off il libretto con le istruzioni, inoltre a ogni famiglia, al cui interno c’era la presenza di un settantacinquenne, ha predisposto l’arrivo di un giovane tecnico a domicilio. A metà   dicembre lo switch off riguarderà la Campania. Recentemente le associazioni che aderiscono al digitale terrestre hanno denunciato che   in questa regione le frequenze previste sono 55 mentre le emittenti sono ben 81. Quali sono i criteri che definiscono se un’emittente ha le caratteristiche per entrare nel digitale terrestre? Che tipo di controllo viene eseguito? Sappiamo per certo che alcune di queste, direttamente o indirettamente, sono in mano a clan camorristici. E’ l’ennesima beffa del marchese Onofrio del Grillo?    (FOTO ANSA)

(Il Fatto Quotidiano del 19 Nov. 2009)
 

 

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