mercoledì 11 novembre 2009

«Ora basta, questo clima sudamericano deve terminare»....

ECONOMIA....

di Rinaldo Gianola














Adesso basta.Non è tollerabile che in Italia un gruppo di lavoratori che difendono pacificamente il loro posto venga aggredito da squadristi incappucciati al soldo di un manager irresponsabile. Nemmeno i padroni delle ferriere si comportavano così, questo è un clima da dittatura sudamericana. È bene che il governo e la politica intervengano subito per fermare e reprimere questi fenomeni. La Cgil starà con i lavoratori in lotta e non si farà intimidire da queste azioni». Guglielmo Epifani è arrabbiato e preoccupato. Il segretario della Cgil aggiorna il lungo elenco delle aziende in crisi, delle chiusure, del ricorso alla cassa integrazione che in molti casi sta per finire lasciando migliaia di lavoratori senza un futuro certo. Ripete da mesi l’allarme per la tenuta del tessuto sociale davanti a una crisi che avrà i suoi effetti più pesanti sull’occupazione nei prossimi mesi. Ma l’allarme suona a vuoto a Palazzo Chigi. Berlusconi pensa ad altro.

Epifani, l’aggressione ai lavoratori ex Eutelia apre una nuova fase nella crisi di questo autunno italiano?

«È un fatto gravissimo. Vedo in questa azione violenta una vera minaccia alle regole democratiche della nostra vita sociale, delle nostre relazioni industriali. Proprio nel momento in cui più grave è la crisi e più pesanti sono i suoi effetti sulle famiglie, nessuno può pensare di cercare scorciatoie come l’aggressione e la minaccia ai lavoratori. È un fatto che la Cgil denuncia con forza, così come hanno fatto la Fim-Cisl e le forze politiche. Quello che è accaduto all’ex Eutelia non si deve ripetere, spero che il governo lo comprenda e agisca di conseguenza».

Cosa la preoccupa?

«Mi preoccupa che ci sono centinaia di aziende in difficoltà o addirittura che stanno chiudendo, migliaia di lavoratori sono in lotta, molte fabbriche sono presidiate. Non si può pensare che questa emergenza economica e sociale venga affrontata con provocazioni e violenze squadriste. C’è un limite che non si può superare. Il governo deve dare risposte più incisive alla crisi, lo chiediamo e lo ripetiamo da tempo, ma qui si parla d’altro, della riforma dei processi, della prescrizione. Prima occupiamoci della gente senza lavoro, di chi non sa come arrivare alla fine del mese».

La vertenza ex Eutelia si trascina da mesi, senza soluzione, pare non interessi nessuno...

«È una vertenza difficile, per questo abbiamo sollecitato la presidenza del Consiglio a prendere in mano la situazione. Il gruppo ex Eutelia ha quasi diecimila dipendenti, si occupa di informatica e di call center, gestice aspetti delicati della comunicazione pubblica e ha una proprietà complessa, da ricostruire. Aggiungo che la società avrebbe anche un mercato di un certo interesse se fosse gestita con criteri razionali e seri. Invece non paga gli stipendi, mette in mobilità e in cassa integrazione i lavoratori. Non si capisce cosa vogliono fare e se hanno una strategia per il futuro. Il governo deve richiamare l’azienda alle sue responsabilità».

Il primo passo qual è?

«Un tavolo di confronto a Palazzo Chigi. Solo così si può arrivare a una soluzione razionale del problema. Almeno cerchiamo di risolvere la vertenza prima che il quadro si deteriori ulteriormente».

Potrebbe non bastare il richiamo alla responsabilità.

«Abbiamo proposto uno sciopero unitario per sostenere la lotta dei lavoratori ex Eutelia. Penso che su questi temi ci può essere una forte convergenza delle organizzazioni sindacali e delle forze politiche».

Sabato la Cgil sarà di nuovo in piazza a Roma. Perchè?

«È un’iniziativa forte e importante che ha già raccolto molte adesioni e che si inquadra nel lungo, più ampio impegno della Cgil per dare voce al mondo del lavoro. Porteremo a Roma i volti della crisi, quelli che gli italiani non possono vedere ai tg della sera: i cassintegrati, gli operai delle fabbriche, i precari che hanno perso il lavoro e il reddito. Chiederemo ancora al governo di estendere la cassa integrazione oltre le 52 settimane, di aiutare i precari, di sostenere i redditi dei lavoratori e dei pensionati anche con una più giusta politica fiscale. Andremo avanti, non ci fermeremo sabato».

11 novembre 2009  (L'Unità)
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Quello che dice l'articolo è vero, questo governo di disgraziati non
governa il Paese ma cerca solo, e con ogni mezzo, di tirare fuori berlusconi dalle bufere giudiziarie e intanto l'Italia affonda sempre di più...
 Maseghepensu
(Ma se ci penso)



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