La paura assale le Regioni cinfinanti con la Svizzera......
[Neue Zürcher Zeitung]
Le regioni montane italiane temono ritorsioni da parte della Svizzera. Se la Svizzera chiudesse i rubinetti del denaro, molti comuni non potrebbero più finanziare le loro scuole o strutture sociali. Perciò hanno fatto scattare l’allarme presso il governo a Roma.
«Non possiamo permetterci che le tensioni tra Svizzera e Italia compromettano servizi fondamentali», ha detto lunedì Enrico Borghi, presidente dell’Unione delle Comunità Montane (Uncem) davanti all’agenzia di notizie Ansa.
Dell’associazione fanno parte comuni della regione Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta, che confinano tutti con la Svizzera. Essi ricevono annualmente circa 36 milioni di euro dell’imposta sul reddito sui frontalieri, che la Svizzera versa all’Italia.
Nel Ticino il CVP (Partito Popolare Democratico, N. d. T.) ha calcolato che il cantone del sud abbia versato, tra il 1974 e il 2007, oltre 888 milioni di franchi di imposta sul reddito sui frontalieri. Questo corrisponde a circa il 40 per cento del totale dei proventi.
Poichè la Svizzera nel 2006 ha stipulato un accordo con l’Austria, in base al quale questo vicino riceve solo il 12,5 per cento dei proventi, il CVP, l’SVP (Partito Popolare Svizzero, N. d. T.) e la Lega pensano che sia ora di nuovi negoziati con Roma.
Con tali misure questi partiti vorrebbero controbattere all’attacco del ministro delle finanze italiano Tremonti alla piazza finanziaria svizzera il cui obiettivo dichiarato è chiudere l’oasi bancaria di Lugano.
Se la Svizzera chiudesse di fatto il rubinetto del denaro si creerebbe una grossa falla nell’amministrazione di molti comuni italiani. Questi ultimi chiedono, pertanto, che il loro governo a Roma garantisca contributi anche in futuro e, come ha detto Borghi, indipendentemente dall’esito dei negoziati con la Svizzera.
Le regioni montane italiane temono ritorsioni da parte della Svizzera. Se la Svizzera chiudesse i rubinetti del denaro, molti comuni non potrebbero più finanziare le loro scuole o strutture sociali. Perciò hanno fatto scattare l’allarme presso il governo a Roma.
«Non possiamo permetterci che le tensioni tra Svizzera e Italia compromettano servizi fondamentali», ha detto lunedì Enrico Borghi, presidente dell’Unione delle Comunità Montane (Uncem) davanti all’agenzia di notizie Ansa.
Dell’associazione fanno parte comuni della regione Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta, che confinano tutti con la Svizzera. Essi ricevono annualmente circa 36 milioni di euro dell’imposta sul reddito sui frontalieri, che la Svizzera versa all’Italia.
Nel Ticino il CVP (Partito Popolare Democratico, N. d. T.) ha calcolato che il cantone del sud abbia versato, tra il 1974 e il 2007, oltre 888 milioni di franchi di imposta sul reddito sui frontalieri. Questo corrisponde a circa il 40 per cento del totale dei proventi.
Poichè la Svizzera nel 2006 ha stipulato un accordo con l’Austria, in base al quale questo vicino riceve solo il 12,5 per cento dei proventi, il CVP, l’SVP (Partito Popolare Svizzero, N. d. T.) e la Lega pensano che sia ora di nuovi negoziati con Roma.
Con tali misure questi partiti vorrebbero controbattere all’attacco del ministro delle finanze italiano Tremonti alla piazza finanziaria svizzera il cui obiettivo dichiarato è chiudere l’oasi bancaria di Lugano.
Se la Svizzera chiudesse di fatto il rubinetto del denaro si creerebbe una grossa falla nell’amministrazione di molti comuni italiani. Questi ultimi chiedono, pertanto, che il loro governo a Roma garantisca contributi anche in futuro e, come ha detto Borghi, indipendentemente dall’esito dei negoziati con la Svizzera.
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