GOVERNO - VENTI DI CRISI..Berlusconi: "Mai pensato alle elezioni Fini? L'ho già visto, nulla da chiarire"...
18/11/2009
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| Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi |
Il premier: se la maggioranza cadesse
non potremmo fare un altro governo.
Maroni: se siamo divisi meglio votare
Ma Bossi tranquillizza: intesa vicina
ROMAnon potremmo fare un altro governo.
Maroni: se siamo divisi meglio votare
Ma Bossi tranquillizza: intesa vicina
Silvio Berlusconi ripone nel cassetto la minaccia di tornare alle urne. Lo fa con una nota, in cui precisa di «non aver mai pensato a elezioni anticipate», diffusa a meno di 24 ore dall’ultimatum spedito da Renato Schifani a Gianfranco Fini. Una scelta dettata da diverse ragioni: la prima è che il Cavaliere per primo non desidera interrompere prematuramente la legislatura, sia perchè sarebbe difficile spiegarlo ai suoi elettori, sia perchè ben consapevole dei rischi di una simile scelta. Inoltre, ciò che ha detto il presidente del Senato è perfino «ovvio», visto che «se cade il governo, non si può pensare a una maggioranza diversa da quella votata dagli italiani».
La precisazione del presidente del Consiglio è anche frutto delle pressioni di Umberto Bossi che, in una lunga telefonata, gli chiede di abbassare i toni dello scontro con il presidente della Camera. Al leader leghista Berlusconi dà ampie garanzie (ribadite poi nello stesso comunicato) sul fatto che è sua intenzione portare a termine la legislatura, varando quelle riforme tanto care al Carroccio. Il Cavaliere si sarebbe detto anche pronto a ristabilire un rapporto politico (su quello personale non si sarebbe pronunciato) con l’alleato, ma avrebbe anche ricordato che per farlo occorre che Fini dimostri maggiore fedeltà alla coalizione. Parole che devono aver convinto il Senatur che poco dopo infatti ostenta tranquillità: «Berlusconi e Fini si troveranno le soluzioni; il governo non rischia e noi non rischiamo», dice il ministro delle Riforme.
Ma quella nota, in cui si parla anche di una maggioranza «solida» al di là di quella che viene definita «dialettica interna», è anche il segno che qualcosa, dopo l’affondo di Schifani, si è mosso: i pontieri del Pdl (da Gianni Letta a Ignazio La Russa, passando per Giulio Tremonti) lavorano sodo per cercare di riallacciare un filo ormai spezzato. Solo quella di Maroni sembra una voce fuori dal coro: «Se siamo divisi, meglio andare al voto».
Il sottosegretario e consigliere del premier lo fa con una telefonata in cui preannuncia l’idea del comunicato. Dall’altra parte del filo trova un presidente della Camera disposto a ascoltare. Anche perchè, almeno stando ad alcuni interlocutori, Fini appare molto preoccupato dal livello dello Scontro. Resta convinto che la minaccia delle elezioni sia una «pistola scarica», ma riconosce che la tensione è salita tanto che niente si può escludere. Per questo, secondo qualcuno, è possibile che con Letta l’inquilino di Montecitorio non chiuda al dialogo. Quel che è certo è che a fare il primo passo è Berlusconi. Che poco dopo, infatti, diffonde il comunicato.
Il lavoro dei pontieri però non si ferma. Anzi, prosegue tutto il giorno. La Russa, approfittando della presenza di Berlusconi a Montecitorio, fa da spola fra la stanza del governo e lo studio di Fini. Una mediazione che, però, è solo all’inizio. Fra i due infatti non vi è alcun contatto diretto. Berlusconi nega frizioni con l’alleato: «L’ho già incontrato e secondo me non c’è nulla da chiarire», dice senza toni polemici. Parlarsi ora, spiega del resto un suo consigliere, sarebbe «prematuro» visti i rapporti ancora tesissimi. Il gelo, dunque, per ora resta. Ma almeno i falchi hanno lasciato spazio alle colombe. Come sembrano dimostrare le parole di Italo Bocchino, che promette il voto dei finiani sul ddl sul processo breve. La giustizia, infatti, è il vero motivo dello scontro fra il Cavaliere e l’ex ministro degli Esteri.
Infine, ferme restando le altre motivazioni, lo stop all’idea di urne anticipate deriva soprattutto dalla necessità di Berlusconi di rassicurare il suo elettorato: i sondaggi che ha sul tavolo evidenziano un calo di consensi del Pdl proprio a causa delle divisioni interne alla maggioranza. Berlusconi lo dice chiaramente: «Le contorsioni della politica politicante non mi appartengono e spiace che sui giornali venga fuori questo e non invece di un governo che continua a lavorare». (La Stampa-Torino)
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Sono tutti nel " pallone" , un giorno dicono una cosa e quello dopo lo sconfessano. Hanno persino paura di ciò che dicono per mutare le parole dette,pensano alla reazione della Gente comune e temono eventuali contraccolpi. Sarà questa lo voöta buona per cacciarli fuori dalle palle..!? Eppure, vanno in controffensiva,basta leggere certo commenti postati sul Blog di Beppe Grillo. E fanno bene ad aver paura, se va male si trovano tutti dentro sia i ladri che quelli che tenevano il sacco e anche chi faveva ca " palo" . Brutte prospettive, molto brutte.
Masaghepensu
(Ma se ci penso)


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