sabato 4 luglio 2009

Bossi e il premier: «I Servizi usano le donne , prima impiegavano le bombe»


Intercettazioni, allarme dei pm antimafia. Alfano al Quirinale per discutere del ddl

Umberto Bossi
Umberto Bossi
ROMA — «I servizi segreti sono una brutta roba». «Die­tro a queste porcate ci sono sempre i servizi». «Invece di farsi accompagnare dai servi­zi, è meglio farsi accompagna­re dalla gente della Lega o dal­la polizia come faccio io, i ser­vizi prima usavano le bombe, adesso usano le donne...». È un Bossi senza freni quello che difende il premier Berlu­sconi dal palco della festa del­la Brianza ad Arcore. L’inchie­sta di Bari e i racconti scandali­stici? Bugie, per il capo della Lega, messe in giro dall’inter­no dei servizi segreti. «Non credo nemmeno a una parola sulla faccenda delle donne. Io non riesco mai ad essere solo neppure quando vado al ces­so, figuriamoci lui. Magari avesse tempo per fare quello che si dice. Glielo auguriamo, ma mi sa che è solo una pom­pata fatta in campagna eletto­rale dagli altri». Più «pittoresco» che mai Umberto Bossi ha vivacizzato ieri una giornata politica dai temi caldi ma molto seri.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incon­trato al Quirinale il ministro della Giustizia Angelino Alfa­no sul ddl intercettazioni e ha sottolineato l’importanza di recuperare in Parlamento un confronto sereno e costrutti­vo, mentre al Csm i giudici an­timafia si sono riuniti con i consiglieri della VI Commis­sione e hanno espresso le loro «forti preoccupazioni» sulle ri­percussioni che questo testo potrebbe avere sulla lotta alla criminalità organizzata. Il pun­to più dibattuto del ddl resta quello degli «evidenti indizi di colpevolezza»: se mancano non è possibile chiedere le in­tercettazioni. Al Palazzo dei Marescialli c’erano i procuratori delle principali sedi giudiziarie del­le regioni del Sud a più alto tasso di criminalità, e c’era il procuratore nazionale antima­fia Pietro Grasso. Dopo la riu­nione i consiglieri Pepino, Roia e Palombi hanno sottoli­neato che se «è vero che le re­strizioni in materia previste dal ddl intercettazioni non ri­guardano i reati di mafia, i pro­cessi di mafia non nascono mai da una denuncia precisa sul reato mafia: vengono so­prattutto dalle indagini su rea­ti comuni come il racket e il traffico di droga», reati per i quali il ddl prevede la necessi­tà degli «evidenti indizi di col­pevolezza » per le intercettazio­ni. Secondo Roia, «ci sarà un arretramento delle indagini». Fuori dalle sedi istituziona­li non si sono spente le tensio­ni sull’ormai famosa cena di maggio alla quale hanno parte­cipato lo stesso ministro Alfa­no, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i due giudi­ci della Corte Costituzionale Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano. Cena durante la quale si sarebbe parlato del «lodo Alfano».

Il leader del­­l’Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha chiesto l’immediato intervento del presidente del­la Corte Costituzionale France­sco Amirante, ha nuovamente invitato i due giudici a dimet­tersi e li ha accusati di «rive­renza mista a servilismo» an­che per la loro ostinazione nel «non volersi astenere dalla vo­tazione del 6 ottobre prossi­mo sul lodo Alfano». «È più ri­provevole una cena con alme­no altre dieci persone — ha re­plicato durissimo il capogrup­po del Pdl alla Camera Fabri­zio Cicchitto — oppure un pm che accettava prestiti e regali di ogni genere, da una Merce­des a capi di abbigliamento, calzini e mutande?». Ma la cena dei due giudici con Berlusconi e Alfano, dice Pierluigi Castagnetti del Pd, «è un indebolimento della de­mocrazia a cui non possiamo abituarci. Non era una cena con le signore, si parlava di lo­do Alfano». «Vita mondana? Quando vado a cena m’infor­mo sempre su chi sarà presen­te — è stato il commento del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Pa­lamara —. Ognuno ha il suo modo di vita. Ognuno rispon­de di se stesso. Per me è im­portante lo stile di vita che ha un giudice».

Mariolina Iossa
04 luglio 2009

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Così ha detto il "capo". Sembra lo scemo del villaggio e, ancor più scemi coloro che gli danno il voto. Non offendeteVi, questa scemenza non è voluta, fa solo parte del Dna di questo Popolo italiota.

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