martedì 5 maggio 2009

Compagno Tonino

di Marco Damilano

Di Pietro raccoglie molti consensi trasversali, soprattutto tra i delusi del Pd. Con un partito che vuole duro e puro. Stile Berlinguer. E così punta a raddoppiare i voti
Antonio Di Pietro
All'ultimo esecutivo del partito prima dell'inizio della campagna elettorale qualcuno, vincendo la timidezza, ha osato dare voce al dubbio di tanti: "Ma non è che con tutte queste candidature ci stiamo sbilanciando un po' troppo a sinistra?". Antonio Di Pietro si è fermato un istante a riflettere, una rarità, poi finalmente ha risposto: "Un elettore mi ha detto: 'Lei è sempre stato comunista e non lo sapeva'. Io ho risposto: se è così, non mi dispiace".

Operai, intellettuali, magistrati, giornalisti, donne e giovani, insegnanti. Domanda: quale partito nella Prima Repubblica si presentava alle elezioni riempendo le sue liste di candidature capaci di parlare a questi mondi? Il glorioso Pci, certo. Quello di cui Pier Paolo Pasolini scriveva: "Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto...". Era il 1975, per la campagna elettorale il partito di Enrico Berlinguer aveva scelto uno slogan destinato a una certa fortuna: 'Abbiamo le mani pulite'. Oggi, elezioni europee 2009, a sfogliare l'elenco dei candidati, si direbbe che il suo posto sia stato preso da Italia dei Valori. Sindacalisti come Maurizio Zipponi, ex leader Fiom-Cgil ed ex deputato di Rifondazione. Intellettuali raffinati come Gianni Vattimo, Giorgio Pressburger e Luisa Capelli, editrice della Meltemi. Magistrati come Luigi De Magistris. In più, un leader che decide, centralismo democratico rivisto e corretto. E pazienza se vedere nel ruolo che fu di Gramsci-Togliatti-Longo-Berlinguer un ex pubblico ministero legge e ordine con fama di destra e pure sgrammaticato farà inorridire qualche erede del Pci.

Il dipietrismo è il fenomeno in crescita di questa campagna elettorale e pesca nei tradizionali ambienti di sinistra. Nelle fabbriche e nelle scuole. "Gli operai sanno che Di Pietro non è dei 'nostri', ma lo votano lo stesso", racconta Zipponi, a caccia di voti davanti ai cancelli del Nord. E la settimana scorsa Di Pietro si è presentato al convegno sulla scuola dei duri dell'Unicobas. Tonino versione leninista non si tira indietro. "In tanti si lamentano: siamo delusi, la sinistra si è incravattata, si è messa il vestito della festa. è diventata salottiera. Poi aggiungono: Di Pietro, mannaggia, devo votare a te!". E attacca: "D'Alema sta in barca, io sono in campagna elettorale già da mesi". La rivoluzione non è un pranzo di gala, e neppure una regata. "Populista? Il Pci aveva il monopolio del populismo, non è un aggettivo repellente. La verità è che Di Pietro è molto più vicino a 'l'elettrificazione più i soviet' di tanti che ostentano la falce e il martello", osserva il professor Vattimo, candidato al Parlamento europeo. Il maestro del pensiero debole non si scandalizza di andare a braccetto con il celodurista di Tangentopoli. "Nessun problema: oggi è di sinistra chi si oppone a Berlusconi. E Di Pietro è l'unico che lo fa".

I sondaggi danno Italia dei Valori al raddoppio rispetto al risultato delle elezioni politiche di un anno fa, 4,3 per cento e un milione e 593.532 elettori. L'ultimo, arrivato sul tavolo di Di Pietro il 28 aprile e curato da Ipr Marketing, dà Idv al 9,3, con percentuali sopra il 10 per cento nelle Isole, al Sud e nella circoscrizione Nord-Est (Veneto e Emilia). Un pericoloso concorrente elettorale non solo a sinistra, a giudicare dagli attacchi e insulti che riceve quotidianamente da tutte le parti. Il 'Giornale' di casa Berlusconi non fa mai mancare un paio di pagine di parole gentili: 'Nel partito di Di Pietro il confronto si fa a pugni'. 'L'immunità dei Disvalori. Di Pietro a Strasburgo si incorona re della casta'. E una mitica inchiesta: 'Nessuno vuole Tonino a tavola. Ecco perché'.

Sul fronte opposto, il segretario del Pd Dario Franceschini denuncia l'ex alleato sulla scelta di correre da solo in alcune province (Potenza, Matera, Barletta) e comuni (Modena): "Di Pietro fa vincere la destra". Replica (in apparenza) mansueta dell'interessato: "Io faccio sette-otto comizi al giorno accanto ai candidati sindaci e presidenti di Provincia del Pd, in 300 città stiamo insieme per fermare i berluschini, i nuovi potestà, i ducetti locali. Se anche dal Pd mi attaccano, pazienza, porgo l'altra guancia". Poi però restituisce i ceffoni: "Berlusconi vuole il controllo totale della democrazia, la soluzione finale". Giusto, ma perché allora non votare il partito più forte, il Pd? "Perché quel partito si è addormentato sulla grossezza e si è dimenticato della grandezza, fino a diventare il ventre flaccido dell'opposizione. Bisogna votare il partito che resiste di più". E così si spiega la solitudine dell'ex magistrato: nello stesso sondaggio il Pd sprofonda al 23 per cento.
(04 maggio 2009)
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