Abruzzo, terremotati di serie B.
05 maggio 2009
"Il governo sta prendendo in giro l'Abruzzo, nel decreto per la ricostruzione post-terremoto, all'esame del Senato, le risorse sono molto inferiori di quelle promesse e vengono diluite nel tempo", si legge nel comunicato del Pd. "Molti non potranno ricostruirsi la casa", si spiega, "non è previsto alcun coinvolgimento di sindaci e provincia". Dopo la mobilitazione dei 38 sindaci dell'aquilano, il Pd ha dedicato oggi al decreto per l'emergenza sisma, all'esame della commissione Ambiente del Senato, una riunione a Palazzo Madama
Il decreto per l'emergenza terremoto arriva alla disussione parlamentare e si scopre "la bufala" ai danni dei terremotati. Altro che "new town", la ricostruzione non solo non viene finanziata per intero, ma per quanto riguarda il centro sotrico de L'aquila, questa viene, di fatto delegata in toto a una società immobiliare, la Fintecna, che ne farà ciò che vuole.
I primi a protestare sono stati i 38 sindaci della provincia aquilana e i rappresentanti locali delle categorie produttive. C'è un malessere diffuso, e un intero territorio chiede al governo di cambiare il decreto.
In particolare, Provincia e sindaci chiedono di contare di più sulla pianificazione della ricostruzione e sulla scelta delle aree dove realizzare gli insediamenti temporanei, di avere la copertura integrale delle spese per la ricostruzione delle case inagibili e di vedersi finanziati gli interventi per il ripristino delle sedi pubbliche e delle funzioni direzionali a L'Aquila. Insomma, gli enti locali, spesso messi da parte in queste settimane vogliono tornare ad essere protagonisti.
Un appello raccolto dal partito democratico che ha dedicato oggi al dl, all'esame della commissione Ambiente del Senato, una riunione a Palazzo Madama. A quanto riferito da una nota, vi hanno partecipato le presidenze dei gruppi Pd di Camera e Senato, i parlamentari abruzzesi e i capigruppo nelle commissioni competenti
"Il governo sta prendendo in giro l'Abruzzo, nel decreto per la ricostruzione post-terremoto, all'esame del Senato, le risorse sono molto inferiori di quelle promesse e vengono diluite nel tempo", si legge nel comunicato del Pd. "Molti non potranno ricostruirsi la casa", si spiega, "non è previsto alcun coinvolgimento di sindaci e provincia".
Per questo, spiegano gli esponenti del Pd, "vogliamo denunciare la gravità della situazione. Il decreto post-terremoto è una grandissima promessa non mantenuta da parte del governo. Il terremoto in Abruzzo è quello trattato peggio di tutti gli altri e non meglio come ha dichiarato Berlusconi".
Per il Pd, "le questioni gravi sul tappeto sono quattro: le risorse sono molto inferiori agli 8,5 miliardi di euro promessi e provengono in gran parte dai fondi Fas per il Mezzogiorno; per la ricostruzione della prima casa non è previsto un contributo a fondo perduto del 100%, come è sempre avvenuto; non c'è nulla per i beni culturali; viene totalmente accentrata la fase della ricostruzione, con l'esclusione del ruolo di Comuni e Province, e anche questo non è mai avvenuto".
Per non dimenticare infine, quanto già denunciato dal presidente della provincia aquilana (grande mezza regione, che comprende una città capoluogo che è anche città d'arte e altri 37 antichi borghi, ndr), Stefania Pezzopane, in merito alla possibilità di cedere a Fintecna gli immobili distrutti:"Se i finanziamenti restano questi - aveva spiegato - non sarà una scelta ma una ineludibile necessità, che consegnerà il centro storico a una società immobiliare che ne farà quello che vuole".
La lettura approfondita del provvedimento, continua il Pd, svela contenuti davvero preoccupanti a confronto con i provvedimenti post-terremoto in altre regioni (Umbria, Marche, Molise, Irpinia, Friuli, ecc).
Per la prima casa non c'è, a differenza di quanto è sempre avvenuto in passato, il contributo del 100%. I fondi per la ricostruzione vengono spalmati fino al 2032. I 150mila euro promessi a famiglia verranno in realtà elargiti con un generico mix di contributo, credito di imposta e finanziamento, il che renderà di fatto impossibile per migliaia di famiglie a basso reddito, magari già gravate dal mutuo dell'abitazione andata distrutta, di ricostruirsi la casa.
Nulla, poi, "è previsto per i piccoli interventi di recupero che potrebbero rendere agibili migliaia di abitazioni.
Per altre abitazioni, per le aziende e i professionisti non vi è alcuna indicazione di quanto, e quando, potranno ricevere per gli indennizzi, la ricostruzione, il riavvio dell'attività".
Non c'è "nulla" nemmeno "per il recupero e il restauro dei beni culturali, un patrimonio inestimabile che sta ulteriormente deperendo in questi giorni".
Grave, infine, "è l'esclusione dei sindaci e del presidente della provincia dalla fase della ricostruzione. Non è mai avvenuto prima. I sindaci sono sempre stati protagonisti del post-terremoto, e questo è stato in passato, come dimostrano l'Umbria e le Marche, garanzia di buona ricostruzione. In questo caso c'è invece un accentramento di poteri al presidente del Consiglio e al commissario delegato, senza precedenti e senza il controllo del Parlamento".
Il territorio, insoma, non può essere affidato ciecamente a chi lo conosce per sentito dire. Gli enti locali e i cittadini vanno coinvolti in maniera attiva. Altrimenti rischiano di essere commissariati dalla protezione civile almeno per un decennio.
E' la prima volta, assicura il Pd, "che un terremoto viene messo a totale carico del Sud. Non c'è traccia di provvedimenti per la ricostruzione degli edifici scolastici e il riavvio dell'attività didattica".
In questo contesto, "il Pd sta predisponendo una serie di emendamenti e proposte per cambiare in profondità il decreto e dare certezze alle famiglie e alle imprese abruzzesi".
(Aprile Online)


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