Terremoto Abruzzo. Gli spot di Berlusconi e aiuti senza un coordinamento

ROMA - Silvio Berlusconi, oggi si è recato all'Aquila, e non sono mancate le solite esternazioni che lasciano ampio spazio alla riflessione. Ha promesso il pugno di ferro contro lo sciacallaggio e, come consuetudine, sta già preparando l'invio dell'esercito per presidiare l'area. Non è detto che, a tal proposito, un nuovo provvedimento sia già sul tavolo dell'Esecutivo.
Intanto si moltiplicano gli aiuti finanziari, le raccolte di cibo, di abiti e di qualsiasi cosa possa in qualche modo arginare la precaria quotidianità nella quale versano migliaia di sfollati rimasti senza casa. E' questo il "tam tam" delle continue richieste d'aiuto che sta dilagando nel web, via sms, per televisione, tra la gente comune, attraverso gesti di solidarietà che mettono in luce la vena generosa insita nel popolo italiota. Tuttavia in assenza di un coordinamento centrale che gestisca con dovizia e dia indicazioni riguardo al flusso delle merci necessarie per lenire i disagi della popolazione colpita, si corre il rischio di ritrovarsi montagne di generi inservibili, alte quanto le macerie delle case crollate.
In questo drammatico frangente sono ammirevoli le iniziative volontarie intraprese, ma se vi fosse un coordinamento adeguato le azioni avrebbero una maggiore efficacia. Il giorno successivo alla violenta scossa del 6 aprile, alcuni camion e tir con generi alimentari e di prima necessità sono partiti da tutta la penisola alla volta dell'Aquila per approvigionare la popolazione terremotata, ma spesso trasportavano gli stessi prodotti in assenza di altri, come l'acqua potabile, per esempio, visto che l'acquedotto aquilano era rimasto seriamente danneggiato dopo il sisma. Invece l'impressione è che si continui ad agire in maniera del tutto individuale. Certo, con la voglia di aiutare ma senza avere chiare direttive sulle reali necessità. La stessa cosa avviene anche sul fronte dei finanziamenti stanziati. Abbiamo sentito parlare di cifre per la ricostruzione, di somme provenienti dalle realtà sociali più disparate, da banche che si sono offerte da tramite per raccogliere le somme di denaro dei cittadini. E anche qui un minimo di attenzione non guasterebbe.
Purtroppo gli sciacalli si celano ovunque. Di poche ore fa è la truffa scoperta su Facebook il più numeroso social network del mondo dove un tale fingeva di essere il figlio del giornalista sportivo Carlo Pelegatti e invitava la gente a versare somme di denaro nella sua carta Lottomaticard come fondo di solidarietà per l'Abruzzo. Ma c'è di più. Per essere più credibile il presunto sciacallo aveva tirato in ballo anche l'Associazione calcistica del Milan, in modo da rendere più credibile l'azione truffaldina.
Poi ci sono invece le disponibilità già palesate dagli esponenti politici e istituzionali che hanno aderito a varie iniziative. A Palazzo Madama, quest'oggi, i Senatori su invito del presidente Schifani devolveranno mille euro, mentre il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il senatore a vita Emilio Colombo hanno deciso di devolvere alla causa tutti gli emolumenti di aprile.
Il ministro Gelmini ha annunciato l'arrivo per la ricostruzione delle scuole abruzzesi per 110milioni, mentre il leader del Partito democratico Franceschini ha precisato di essere pronto a collaborare in Parlamento quando il governo presentera' provvedimenti legislativi e finanziari per affrontare l'emergenza terremoto in Abruzzo. Insomma tutti uniti per una causa comune.
Ma una domanda sorge spontanea. Chi condurrà le grandi opere di ristrutturazione e di ricostruzione delle città e delle piccole frazioni seppellite dalle macerie? E sopratutto saranno rispettati i criteri anti sismici, considerando la criticità del territorio? C'è da auspicare che questa volta si usi il buon senso e non il portafogli con i soliti bandi di concorso al ribasso, che tra l'altro vincono sempre i soliti nomi. Basti pensare alle tante palazzine di recente costruzione, dove è indubbio che una certa politica abbia contribuito alle speculazioni edilizie, ridotte a cartapesta, o all'ospedale dell'Aquila, di appena nove anni di vita, crollato come un castello di carta, realizzata dalla Società Impregilo, il colosso nazionale delle costruzioni di cui fa parte anche la famiglia Ligresti. La stessa che ha vinto l'appalto per lo stretto di Messina. E ora gli stessi siciliani hanno chiesto di devolvere i denari stanziati per questa grande opera ai terremotati abruzzesi. Forse anche loro, si sono accorti che il futuro del ponte potrebbe avere una vita breve.
"Dazebao"

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