giovedì 2 aprile 2009

Di: Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Camilleri, il 19 Aprile 1919, Mussolini concede un’intervista al “Giornale d’Italia”. Domanda: «avete pregiudiziali?». Mussolini: «No. Le pregiudiziali sono maglie di ferro o di stagnola. Non abbiamo la pregiudiziale repubblicana o quella monarchica; non abbiamo la pregiudiziale cattolica, socialista o antisocialista. Siamo problemisti, attualisti, realizzatori». In Piazza San Sepolcro, a Milano, erano già sorti i Fasci di combattimento, anticipatori del Partito Nazionale Fascista. Il fascismo nasceva con «parole nuove».

Mi pare di capire che Lei trova una qualche affinità tra la politica del «realizzare» e quella del «fare» di Berlusconi. È naturale che chi vuole «rinnovare l’Italia», senza un solido retroterra di idee, finisce con il dire le stesse cose di un altro. All’epoca, nemmeno Mussolini sapeva cosa era il fascismo, glielo spiegò Giovanni Gentile anni dopo. Ma vedo altre coincidenze. I Fasci di combattimento nacquero in una stanzetta di Piazza San Sepolcro, gli apostoli di F.I. si radunavano in un sottoscala milanese, come ricorda Dell’ Utri che racconta quelle riunioni prestando ai convenuti atteggiamenti da congiurati carbonari. Mussolini creò i quadrumviri della rivoluzione, Berlusconi ha messo su un triumvirato. Ma le vere affinità sono la comune insofferenza verso le regole democratiche, l’accentramento di tutti i poteri in una sola persona, la riduzione dei cittadini a sudditi acclamanti. C’è una differenza, però. Nel «covo» di Piazza San Sepolcro, Mussolini teneva in evidenza una scritta che, su per giù, recitava così: «chi dice con 10 parole ciò che può essere detto con una, è individuo capace di qualsiasi bassezza». Parole che mal s’accordano con la logorrea di Berlusconi e dei vari Gasparri, Brunetta, Bonaiuti e compagnia bella.
(L'Unità)

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