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La mafia tra le rovine del terremoto | La mafia tra le rovine del terremoto | | | |
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| La mafia tra le rovine del terremoto |
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di Rino Giacalone - 16 aprile 2009
La relazione è stata depositata poche settimane addietro. E’ il “quadro” relativo alle organizzazioni criminali presenti nella regione Abruzzo. La firma in calce è quella del giudice consigliere Olga Capasso. Il testo è tratto dalla relazione presentata dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.
La regione Abruzzo, da sempre produttrice di beni destinati all’esportazione e meta turistica soprattutto nella stagione balneare, è ormai da anni oggetto di forte attrazione per la criminalità comune ed anche per quella mafiosa.
Gli scali marittimi di Pescara, Giulianova, Vasto ed Ortona focalizzano nella regione alcune rotte commerciali secondarie utilizzate anche per i traffici di stupefacenti, provenienti prevalentemente dall’Albania, e la tratta di esseri umani.
Penetrante ormai la presenza di elementi legati alla camorra (soprattutto) ma oggi anche alla ‘ndrangheta e alla mafia siciliana. Mentre dall’esame delle schede dei procedimenti pendenti presso la Procura Distrettuale de L’Aquila non è dato evidenziare una presenza attiva della criminalità pugliese, seppure la zona sembra preferita per il soggiorno obbligato e come rifugio dei latitanti pugliesi, come tale Russo Andrea elemento di spicco del gruppo mafioso “Piarulli-Ferraro” operante in Cerignola, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi, arrestato l’11.7.2007 a Montesilvano (TE).
Fenomeno peculiare dell’Abruzzo è la presenza sul territorio di gruppi di nomadi stanziali (le famiglie dei Di Rocco e degli Spinelli) dediti a tutti i possibili traffici, dallo smercio degli stupefacenti acquistati dagli albanesi, alle estorsioni e all’usura, con conseguenti investimenti immobiliari milionari.
Appartenenti alle famiglie summenzionate sono già stati in passato destinatari di provvedimenti restrittivi per il commercio di stupefacenti che tagliavano e confezionavano presso le loro abitazioni, incaricando poi le donne del clan dello smercio al minuto.
Sul contesto criminale in argomento, il ROS ha in corso le indagini “Nomadi” e “Bagnale’”.
L’indagine “Nomadi” ha sviluppato accertamenti patrimoniali nei confronti del folto nucleo familiare dei Di Rocco, capeggiato da Di Rocco Fiorello, attivo nella provincia di Teramo nel traffico di stupefacenti, estorsioni, ricettazione, usura, scommesse clandestine e nell’esportazione di autovetture di grossa cilindrata con la falsificazione della relativa documentazione amministrativa. Gli approfondimenti svolti hanno consentito di avanzare, nel novembre del 2006, una segnalazione per la sottoposizione a misure di prevenzione personale e patrimoniale a carico di 18 persone, con l’individuazione di beni mobili ed immobili per circa 3 milioni di euro.
L’indagine “Bagnale’”, avviata nel febbraio 2007 sul conto dello stesso sodalizio, si è parzialmente conclusa lo scorso 3 novembre 2007 con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Teramo, nei confronti di 11 indagati per detenzione e spaccio di stupefacenti, usura ed altri reati. Nello stesso contesto è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di due immobili e di automobili, per un valore complessivo di circa un milione di euro, nella disponibilità degli indagati.
In particolare, dall’esame della documentazione bancaria, emergevano rapporti economici ingiustificati tra gli indagati ed i titolari di alcune imprese locali. La successiva attività investigativa consentiva di accertare che il sodalizio concedeva prestiti usurari ad imprenditori ed altri soggetti in difficoltà economica, applicando tassi d’interesse del 25% mensile e ricorrendo a violenze e minacce per costringere le vittime ad onorare le scadenze pattuite. L’attività creditizia veniva finanziata con i proventi del traffico di cocaina ed eroina. Le investigazioni hanno infatti accertato che i proventi illeciti venivano reimpiegati nell’attività usuraria e nell’acquisto di immobili ed autovetture di lusso, che sono stati contestualmente sottoposti a sequestro.
L’indagine ha così confermato l’ascesa del gruppo “zingaro” dei Di Rocco nel panorama delinquenziale regionale, già emersa per i suoi qualificati contatti con il clan “Aquino - Annunziata” di Boscoreale (NA).




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